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La legalizzazione della cannabis aiuta? L’esempio del Portogallo

Creato il 16 aprile 2013 da Webnewsman @lenews1

Scritto da Matteo Medugno

La legalizzazione della cannabis aiuta? L’esempio del Portogallo.

Depenalizzazione della cannabis: una realtà da tempo consolidata in Portogallo, che si è rivelata una soluzione formidabile per la diminuzione del consumo di marijuana e dei reati per droga.  Con un interessante articolo nel quale fa il punto della situazione a distanza di dodici anni dall'entrata in vigore della legge 30/2000 sulla depenalizzazione di consumo e possesso di droghe illegali in Portogallo, il settimanale tedesco Spiegel attira l'attenzione dell'opinione pubblica sulla scelta adottata da questo paese.

Il dibattito sulle possibili soluzioni all'eccessivo consumo di droga e al sovraffollamento delle carceri è presente ormai da anni in Europa. Le proposte sono numerose e contrastanti, ma in linea di massima il fronte della controversia è diviso in due fazioni: la prima è quella dei sostenitori della guerra alla droga, i quali ritengono indispensabili la repressione e le misure coercitive; la seconda, di cui fanno parte anche l'ONU e la Global Commission on Drug Policy, reputa non totalmente efficaci tali misure. Tensioni, ostilità e proposte continuano a susseguirsi; intanto, nel rispetto della legge e delle norme vigenti, impazzano i negozi online specializzati nella vendita di prodotti per fumare, conservare e preparare la cannabis, come ad esempio questo qui. L'esistenza di numerosi negozi di questo tipo è un segnale di quanto sia diffuso il consumo di cannabis e di quanto sia urgente trovare soluzioni che finalmente ne regolino il consumo, la vendita e la coltivazione. 

Quali sono le misure adottate dal Portogallo? Con la legge 30/2000, il paese ha depenalizzato l'uso delle droghe, fissandone il possibile possesso a una quantità pari a dieci giorni di consumo, indicata in una tabella. Poiché le sostanze comprese nella tabella stessa (marijuana, hashish, eroina, cocaina e MDMA) sono illegali, chi ne viene trovato in possesso deve essere in qualche modo "sanzionato" e la legge propone un'innovativa alternativa al carcere:  la Commissione di avvertimento sulle tossicodipendenze, che valuta la situazione personale dell'individuo utilizzatore dal punto di vista medico, psicologico e giuridico. L'assistenza terapeutica si è rivelata negli anni molto efficace a contrastare l'uso (e l’abuso) di sostanze stupefacenti in Portogallo. Il paese ha oggi una percentuale di consumo di marijuana pari al 10%, uno dei più bassi di tutta l'UE, mentre il consumo occasionale di eroina tra adolescenti è sceso dello 0,7 % , così come l'indice di infezione da HIV. Questi dati sono di fondamentale importanza per il Portogallo, che, prima della legge 30/2000, aveva, al contrario, il più alto tasso di HIV dell'Unione Europea tra i consumatori di eroina.

La vicenda del Portogallo dovrebbe essere d'esempio per molti altri paesi, come la stessa Italia, nella quale la legislazione sul possesso e consumo di sostanze stupefacenti, rappresentata dalla legge Fini-Giovanardi, è quanto mai severa e intollerante, dato che non fa attualmente distinzione tra droghe leggere e pesanti. Resta aperta anche la questione sull'utilizzo delle droghe leggere: c'è chi segue "lo sballo", chi è un trafficante di droga, chi un consumatore occasionale, ma c'è anche chi vorrebbe beneficiare di comprovate proprietà terapeutiche. Impedire l’impiego della cannabis in modo così arbitrario e indiscriminato toglie infatti la possibilità di poterla assumere ad esempio come analgesico e antidolorifico, grazie al principio attivo contenuto nel CBD, che potenzia l'efficacia del THC, ma ne diminuisce gli effetti collaterali.

Articolo redatto in collaborazione con  "Zamnesia.it"

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